Da decenni fanno capolino sugli schermi dei nostri televisori e da qualche tempo persino sui touchscreen dei telefonini. Stiamo parlando dei personaggi dei videogiochi, compagni di avventure nell’infanzia, nell’adolescenza e per qualcuno anche nell’età adulta. I videogame sono indubbiamente tra i giochi più sofisticati di cui possa disporre un bambino, che si trova ad avere il controllo totale delle proprie azioni in un contesto puramente virtuale. Di conseguenza, affezionarsi alle figure che hanno iniziato la loro storia attraverso il tubo catodico è un attimo. Ancora oggi i personaggi nati negli anni ’80 e ’90 sono dunque protagonisti di titoli che dominano il mercato.
Uno dei videogiochi più simbolici di sempre è indubbiamente Mario Bros. No, non Super Mario Bros: in questo caso ci riferiamo all’antesignano della saga del baffuto idraulico della Nintendo, che nel primo gioco a lui dedicato si muoveva all’interno di un’unica schermata, sfruttando i tubi presenti per spostarsi da un punto all’altro dello schermo e sconfiggere i nemici per accumulare punti. Non si trattava di un vero e proprio platform, quindi. Di fatto, Super Mario Bros voleva essere un’evoluzione di Mario Bros, per portare Mario a scoprire nuovi orizzonti e insediarsi con maggiore prepotenza nel medium videoludico, all’epoca ancora agli albori.
Il contraltare di Mario è sempre stato Sonic The Hedgehog, il riccio blu divenuto mascotte della SEGA all’inizio degli anni ’90. Il Mega Drive era carente rispetto alle console Nintendo in quasi tutte le caratteristiche, tranne in una: la velocità. Ecco perché si decise di puntare su un personaggio in grado di correre in lungo e in largo, in modo tale da essere comunque seguito alla perfezione dalla camera. Il primo Sonic The Hedgehog presentava già le peculiarità che avrebbe reso la saga celebre anche attraverso i capitoli successivi, che diedero spazio a nuovi personaggi e soprattutto a nuove mosse e trasformazioni a disposizione del porcospino.
Gli amanti dell’arcade ricorderanno invece più volentieri Pac-Man, nato in Giappone nel 1980 per poi affermarsi come un simbolo della cultura pop. Una semplice pallina gialla col compito di cibarsi all’interno di un labirinto sfuggendo ai nemici. Un’idea di base molto semplice, ma ben elaborata. Pac-Man fu rilasciato per molteplici console, dall’Atari al NES, passando per il nostalgico Commodore 64. Anche se con meno fortuna, nell’ultimo decennio il personaggio è sbarcato anche sugli store mobile, penalizzato forse tra le differenti tipologie di slot machine e le moderne conversioni di giochi recenti che vengono proposte sugli smartphone. Un classico dei classici, però, fatica sempre a tramontare.
Se si parla di arcade, si parla anche sale giochi. Non si può non menzionare dunque l’iconico picchiaduro Street Fighter II, evidentemente il capitolo più famoso della saga, giunta di recente al quinto episodio. Invero, sarebbe l’ennesimo, considerando i vari spinoff usciti nel tempo, alcuni dei quali vanno a scavare anche nel passato dei personaggi che hanno fatto fondere manovelle e pulsanti a milioni di ragazzini. Ken, Ryu, Blanka e Chun Li sembrano non passare mai di moda, al contrario di Lara Croft, l’esploratrice protagonista di Tomb Raider, una serie avviatasi con l’omonimo titolo per PlayStation e SEGA Saturn nel 1996 e il cui ultimo capitolo è datato 2018.